Ognuno di noi lo chiama a modo suo: tappeto, straccio, stuoia. Cambia poco, il suo utilizzo è sempre finalizzato per ottenere lo stesso beneficio: “riordinare” il campo, ridistribuendo nel modo più possibile omogeneo la terra rossa mobile presente sulla superficie di gioco.
Cosa c’è in commercio
Può essere in fibra di cocco, di rete in nylon, di materiale plastico. C’è chi usa le scope industriali con le setole di plastica. Esistono pure le versioni ibride: scopa più tappeto. Il limite è dettato dalla fantasia perché l’importante è che ti diano una resa effettiva sul campo.
Chi lo deve usare
Sicuramente i gestori, ma anche i singoli giocatori, che al termine dell’ora gioco, sono “chiamati” a svolgere questo compitino. Non entro in merito alla diatriba se sia opportuno o meno imporlo a chi paga per giocare. L’importante è che il campo ritorni come era ad inizio ora e che venga dichiarato dal Circolo in modo esplicito se il “cliente” lo deve fare. A buon intenditor poche parole.
Quando usarlo
Ad ogni cambio ora e comunque per “movimentare” il manto dopo una pioggia, cercando quindi di accelerarne l’evaporazione dell’umidità. Non lo si usa se, di sera, l’umidità è tale che la terra rossa si accumula sulle maglie del tappeto invece di distribuirsi sul campo. Se ciò dovesse accadere basta fermarsi e ricominciare il giorno dopo. Devi far giocare un’altra ora? Usa il frattazzo in legno e livella il manto con quello.
Perché usarlo
- In modo diretto, come già scritto in precedenza, andiamo a “riordinare” e “riappianare” il campo. Ti ricordo che il manto/terra mobile, fa da naturale cuscinetto di protezione nei confronti del sottomanto che quindi sarà meno soggetto a buche conseguenti al gioco.
- In modo indiretto, se ci facciamo caso, il “disegno” che il tappeto lascia dietro di se metterà in evidenza eventuali anomalie da risistemare. Te ne rendi conto in due modi: potresti accorgertene perché “disegna” sul terreno il suo passaggio “ondulato” e non lineare e ciò denota un punto basso. Oppure, aspetta che il campo asciughi. Risalteranno da subito delle “chiazze” di manto più chiare. Lì sotto c’è sicuramente una buca.
Come usarlo
Parto dalla fine. Questa manutenzione deve essere fatta su tutti i 18×36 metri di una superficie standard. Non ci si deve fermare alla sola area delimitata dalle righe di gioco. In questo modo ti accorgerai dello stato del campo nella sua interezza. Ovvio è che, se non farai la pulizia periodica della cordonata, ti si accumulerà sempre più terra lungo tutto il perimetro, essendo il campo a “schiena d’asino”, ma non “arrivare” fin lì con il tappeto sarebbe peggio.
- In modo longitudinale
- In modo trasversale
- In modo circolare
Io lo uso così. Cambio spesso, senza “innamorarmi” di una metodica. Variare permette al manto di distribuirsi in modo diverso ogni volta che si compie l’azione di “pulizia”, altrimenti rischi di avere accumuli sempre sugli stessi punti quando “ruoti” il tappeto per proseguire il riordino e ciò non va bene.
Il tappeto deve lavorare in tandem con il frattazzo
Non è oggetto del post, ma non posso far finta di nulla.
La terra rossa deve essere sistematicamente “richiamata” nei punti più critici del campo, zona battuta in primis, con l’aiuto del frattazzo, meglio se di legno, almeno una volta al giorno. Stessa cosa vale per gli accumuli di terra accennati sopra, i quali vanno ridistribuiti se vuoi mantenere “omogenea” la scivolosità della superficie ed il rimbalzo della pallina durante il gioco.
Fai da te
Ti basta una vecchia rete di gioco, due assi di legno, qualche chiodo ed una corda. Se non hai soldi la risolvi così e vedrai che soddisfazione usarla. Ti consiglio di non realizzarlo troppo largo, basta anche un metro e mezzo. La rete di recupero doppiala, così sarà più pesante e “lavorerà” meglio. Non preoccuparti della sua lunghezza, è più che sufficiente la sua naturale dimensione. Attenzione invece al legno dove andrai a fissare la rete: non deve pesare troppo altrimenti ti “segna” il campo e sarà poco funzionale. Per allungarne la “vita” è preferibile tenerlo appeso piuttosto che lasciarlo “abbandonato” a terra. Anche l’occhio ringrazia perché dove c’è ordine c’è qualità.