Il manto, come già detto più volte, si ottiene frantumando dei laterizi, come mattoni, tavelle e chi più ne ha più ne metta, ma che hanno la stessa caratteristica di partenza: sono selezionati all’origine per le loro caratteristiche fisiche e danno come risultato un prodotto di colore rosso vivo. Non tutti i mattoni quindi vanno bene per fare del manto fatto bene. C’è chi lo usa e ne abusa e chi invece non lo prende neppure in considerazione. A mio avviso l’importante è essere consci dei benefici e dei limiti che tale prodotto ti può dare al campo.
Tipi di manto
- Il “classico” con granulometria 0-1 mm.
- “L’antivento” con granulometria 0- 1,5 mm.
Esteticamente sono uguali. Va da sé che quello “antivento” presenta un granello più pesante che persiste di più sul campo in caso di agenti atmosferici avversi. Risultato: potenzialmente se ne userà di meno nel corso della stagione. Di contro risulterà leggermente più scivoloso rispetto al “classico”.
Quando usarlo?
- Su campo nuovo, appena rifatto.
- In fase di ripristino, dopo una giornata ventosa.
- In fase di ripristino, dopo un temporale.
- per dare più “colore” al campo prima di un Torneo.
Quanto usarne?
- 12/14 sacchi da 25 kg se è la prima volta che viene steso, come nel caso di un campo nuovo.
- A discrezione nel caso di ripristini.
- In fase di pulizia perimetrale la quantità di nuovo manto aggiunto deve essere pari alla quantità di terra tolta dal campo.
Benefici
- Permette la scivolata “controllata”, che il classico giocatore terraiolo sfrutta durante il gioco.
- Protegge il campo dal logorio superficiale in quanto la sua granulometria fa da “cuscinetto” protettivo tra la scarpa ed il sottomanto, che vi ricordo, costituisce il campo vero e proprio.
- La giusta quantità presente su tutta l’area limita l’evaporazione dell’acqua, in quanto i granelli di manto fanno da “ombrello” tra il sole e il fondo. Se ci fai caso, un campo senza manto, a causa ad esempio di una giornata ventosa, tende ad asciugare molto più velocemente rispetto al solito.
Limiti
- Troppo manto trasforma un campo da tennis in una spiaggia, la pallina rimbalza molto meno. Usando la stuoia livellatrice le righe parzialmente scompaiono ed annaffiare con la canna dell’acqua significa portarsi dietro dei “serpentoni” di terra che, a mano a mano ci spostiamo lungo il campo, diventano accumuli antiestetici che proprio non ci devono essere.
- Eccedere nel suo utilizzo significa ritrovarsi, nelle giornate più calde, una spianata di colore arancione slavato che non invita proprio a giocarci sopra.
- Dopo la pioggia può creare una patina “cremosa”, che se non trattata nel modo opportuno ci farà perdere ore gioco e rallenterà le tempistiche di entrata del rullo in campo.
- Le particelle di manto più piccole tendono, nel tempo, a occludere la naturale porosità del sottomanto, limitando quindi il grado di penetrazione dell’acqua e di conseguenza modificandone l’elasticità nel tempo.
Meglio stenderlo con la pala o la staggia?
A parità di prodotto, e per tipo di prodotto intendo il grado di umidità del sacco che vado a aprire (di rapporto tra umidità e manto ne riparlerò in un altro post), prediligo in modo assoluto la pala. Una buona tecnica di “sventagliata” mi permette di lavorare impegnando mento tempo rispetto alla staggia e soprattutto la quantità di manto steso a terra risulterà minore a parità di superficie trattata e ciò mi “garantisce” una superficie di gioco coperta dal manto ma non troppo “carica”. La staggia, per chi è abituato ad usarla, garantisce una omogeneità di stesura impeccabile ma è molto probabile ottenere un campo molto “carico”. Consiglio di sperimentare e trovare il giusto compromesso che vi dia soddisfazioni.
Non credere in chi ti dice che non lo usa perché non ne ha bisogno
E’ noto che chi compra Terre rosse Cremonini tende a non usarlo per i motivi già spiegati in altri articoli che puoi ritrovare in questo video “4 chiacchiere con Cremonini”.
Però la realtà delle cose è un’altra: non usano il manto sia perché il campo è già bello rosso di suo ma fondamentalmente perché la componente di grana libera e affini è tale che garantisce la “copertura” omogenea della superficie di gioco come il vero manto e di conseguenza porta con sé i vantaggi che ne derivano.
Per GRANA LIBERA di intende quella parte di sottomanto che naturalmente si stacca dalla base del campo rimanendo appunto “libera”. Oltre alla grana si “liberano ” pure particelle con granulometria inferiore.
Errata corrige del video: al minuto 3:50 parlo di “2 sacchi per metà campo”. In realtà sono 4 sacchi di manto suddivisi su 2 carriole.