Sole, pioggia, vento, eventi atmosferici estremi, manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, spese per la manodopera, spese per le utenze. Mi fermo qua ma potrei continuare con l’elenco. Penso di averti fatto preoccupare quanto basta per farti alzare le antenne. Quindi che si fa? Abbandoniamo i campi in terra rossa e corriamo ai ripari con campi di altro genere? È sicuramente un’idea da prendere in considerazione ma prima fermati a ragionare: siamo nell’anno del Signore 2019 e le superfici in terra rossa sono ancora qua, vive, vegete e godono di ottima salute e ci sarà pure un perchè!!!
State sereni, non è una follia mantenerli attivi
Il concetto del “costoso”
Mantenere attivo un campo in terra rossa costa e posso tranquillamente dire che se un Circolo non riesce a starci dentro con le spese è meglio rinunciare al campo stesso se questo porta ad indebitarsi. Se però i soldi ci sono perchè il campo genera profitto, allora è sì costoso ma il gioco vale la candela. Riassumendo: il rapporto costi benefici è il parametro fondamentale da prendere in considerazione per la buona gestione del tuo Circolo.
Non si devono comparare i campi di tipologia diversa
Come possiamo correre ai ripari se i conti non tornano? Una soluzione potrebbe essere “trasformare” un campo in terra rossa in qualcos’altro: per esempio un campo in terra rossa sintetica oppure in erba sintetica. Sicuramente cambieranno molti parametri relativi alle spese di manutenzione e di mantenimento giornaliero, potenzialmente avremo risolto il nostro problema vitale: starci dentro con i soldi. Ovvio è che se la conduzione del Circolo a questo punto è più serena, battezzerò la nuova superfice di gioco come la “migliore” su cui giocare. ATTENZIONE: la comparazione a questo punto riguarda spudoratamente l’ambito gestionale e non quella tecnica sportiva ed è qui che tanti si confondono nel prendere posizione.
E’ cosa buona e giusta comparare tra di loro solo 2 campi dello stesso genere altrimenti le valutazioni risulterebbero falsate all’origine
Qual’è il campo migliore per il tuo Circolo?
Dipende dal contesto in cui ti trovi. Ottimale sarebbe trovare un giusto compromesso tra forza lavoro ed economie a disposizione. Se nessuno ha un minimo di esperienza sui campi in terra rossa e non c’è la volontà di imparare, va da sé che è meglio optare comunque per qualcosa di meno impegnativo. Se ti piacciono fondi “duri” e reputi che un campo del genere sia ottimale del le tue esigenze non è un problema. Dalla mia esperienza ho capito che prima bisogna cercare di ottenere il massimo con quello che si ha a disposizione e poi si può “alzare la testa” e guardare come si muove il mercato. Ti ricordo che i Circoli che vanno per la maggiore sono quelli che diversificano l’offerta con campi di diverso genere, accontentando quindi le esigenze di molti più fruitori. Un Circolo è come una Azienda e quindi per prosperare deve stare “sul pezzo” e quindi attenta a come il mondo del tennis evolve.
Il campo in terra rossa come se la passa?
Vedo in giro tanti Circoli che chiudono e altrettanti che riaprono. Qualcuno “rinuncia” alla terra rossa pur di ripartire e va bene così ragazzi. E’ quindi crisi? Non penso proprio!!! Una volta per giocare a tennis eri “obbligato” a palleggiare sul muro di casa tua, oppure potevi giocare su un campo in terra rossa ed al limite su uno in cemento. Ora l’evoluzione tecnologica dei materiali ci ha postato a realizzare superficie molto differenti tra di loro che però performano in modo ottimale per ottenere lo stesso obiettivo: far divertire chi gioca senza snaturare l’essenza del gioco stesso, tanto per intenderci, rimbalzo e velocità della palla di un certo tipo.
Cosa si prevede per il loro futuro?
Il mantenimento dei campi in terra rossa deve diventare molto più sostenibile rispetto all’attuale andazzo
Non ho sfera di cristallo ma da addetto ai lavori è indubbio che ci dovrà essere un occhio di riguardo in più nei confronti delle risorse ambientali, in primis l’acqua, che in alcuni momenti può scarseggiare. Ciò capita sempre più spesso in molte zone montane e pedemontane, con relativo divieto di uso per centri sportivi, giardini pubblici e privati. Essere più strategici e non rimandare all’infinito la risoluzione del problema sarà buon punto di partenza. In un futuro articolo tratterò il tema ambientale in cui passerò in rassegna alcune soluzioni da adottare per cercare di trovare un equilibrio tra “terra rossa” e natura.