…ANCORA LI’!!!

Ebbene sì cari miei. Con qualche accortezza le puoi salvaguardare nel tempo e quindi prolungarne la vita ben oltre una singola stagione sportiva. Non che a rifarla ci perdiate troppo tempo, ma se un lavoro è fatto bene e vi dà soddisfazioni non vedo il motivo di riprenderlo da capo. Prima di proseguire è meglio se ti rinfreschi le idee con il precedente articolo. “La scritta/logo sul campo in terra rossa per tutti!!! Parola mia…”.

Perché hanno resistito?

E’ un concorso di molteplici fattori. Tra questi:

  • Un’ottima base su cui è stata pitturata;
  • Mancanza di freddo ed acqua piovana;
  • Come si usa il rullo.

Un sottomanto stabile, ben compatto e non umido sono il punto di partenza da cui iniziare. Versare su di esso l’olio di lino cotto, porta a realizzare un “fondo” ottimale per poi stendere/spruzzare la nostra vernice. Evitiamo di fare lavori su basi “cementificate” che rimangono per natura poco ricettive nei confronti dei liquidi. Se il campo ha la fortuna di essere coperto con un pressostatico durante la stagione invernale, la scritta beneficerà di una “protezione” dagli agenti atmosferici non indifferente. A parte la naturale usura da calpestio, passaggio del tappeto e acqua da innaffio, la scritta non teme nulla tranne le ghiacciate invernali che modificano la terra rossa “gonfiandola” e conseguentemente viene a mancare una base stabile su cui rimanere “ancorati”. Attenzione anche a non passarci sopra con il rullo, indipendentemente dalla stagione in cui ci troviamo. Al suo passaggio la base trattata con l’olio, non essendo elastica, si potrebbe spezzare e spezzandosi l’acqua avrebbe gioco facile ad infiltrarsi nei pertugi sfaldando nel giro di poco tempo la “scritta”. Quindi nel momento in cui decidiamo di procedere alla messa in opera della “scritta”, teniamo anche conto di realizzarla lontana da punti di passaggio obbligati per il rullo.

Come prolungarne la vita

Non ci sono particolari cose da fare, solo il ravvivare la visibilità con nuova vernice. Le “cicatrici” del tempo non le puoi camuffare. Se viene scrutata attentamente, le “magagne” sicuramente si noteranno. Quello che conta, anche in questo caso, è lo sguardo d’insieme. Se l’effetto “wow” persiste, allora siamo apposto. Se invece qualcosa non convince meglio rifare tutto. Nota: sconsiglio di aggiungere nuovo olio di lino per “risanare” eventuali crepe. Questo non penetrerebbe o lo farebbe in modo parziale per via della vernice che fa da isolante nei confronti della base. Risultato: Ciò che non è stato assorbito va ripulito.

Esempio di effetto “wow”. Il campo assume “carattere”

Se invece non resiste che si fa?

Non perdiamo tempo. Togliamo quello che c’è da togliere e ripuliamo per bene la superficie di gioco da tutto quello che non è sottomanto. Nella pratica è come se togliessimo pezzi di sasso dal campo. Per ripristinare l’omogeneità della superficie basta fare un po’ di “maltina” ed il gioco è fatto. Consiglio comunque di non “ricostruire” la “scritta” nella stessa area del campo, ma conviene spostarsi perché si andrebbe a lavorare su una “cicatrice”. La compattezza del sottomanto è cambiata e per giunta non omogenea, minando già in partenza il risultato ottimale dell’opera.

Esempio di distacco dovuto al freddo

Se un lavoro è fatto bene lo vedi da subito e vivi di rendita

Non lo dico solo io ma anche chi ha provato da sé. Ti accorgi immediatamente se sei partito con il piede giusto. Se il campo è ricettivo all’olio di lino oppure no e con che velocità si satura. Lo si vede da come il colore non viene assorbito dal terreno ma tende a fissarsi sopra e la cosa è più evidente quando si utilizza lo spray rispetto alla vernice stesa a pennello. Ma che taglia la testa al toro al 100% è la presenza della “cornice” che racchiude l’area trattata con l’olio di lino rispetto al resto del campo. Se c’è, stai facendo un ottimo lavoro e puoi darti una pacca meritata sulla spalla!!!

La “cornice” è evidente anche se la foto non è a fuoco